head-diuretici-pazienti-critici-pilastro-terapia-intensiva-ecm-anestesisti-ati14

I diuretici nei pazienti critici: un pilastro della terapia intensiva

La gestione dei fluidi e il ruolo centrale dei diuretici in Terapia Intensiva

Diuretici nei pazienti critici. Nella pratica clinica quotidiana della Terapia Intensiva, la gestione dei fluidi è uno degli aspetti più delicati e complessi.

Il sovraccarico di volume, conseguenza frequente di rianimazioni volemiche aggressive, insufficienza renale acuta o scompenso cardiaco, può compromettere in modo significativo la funzione di organi vitali e peggiorare la prognosi.

In questo contesto, i diuretici restano strumenti fondamentali, utilizzati in circa il 70% dei pazienti critici nel corso della degenza.

La furosemide, in particolare, rappresenta il farmaco più prescritto, sebbene il suo impiego richieda conoscenze approfondite per bilanciare efficacia e sicurezza.

Fisiologia renale e meccanismi d’azione

Per comprendere l’effetto dei diuretici è necessario ripercorrere, almeno in sintesi, il funzionamento del nefrone.

Nel tubulo contorto prossimale si ha il riassorbimento massivo di acqua e sodio, mentre l’ansa di Henle crea un gradiente osmotico che consente di concentrare le urine.

Nel tubulo distale e nel dotto collettore avvengono le regolazioni più fini, influenzate da ormoni come aldosterone e ADH.

I diuretici intervengono in modo selettivo in questi segmenti:

  • i diuretici dell’ansa inibiscono il trasporto di sodio, potassio e cloro nel tratto ascendente dell’ansa di Henle, producendo una potente natriuresi
  • i tiazidici agiscono nel tubulo distale, con un effetto meno marcato ma utile in combinazione
  • gli inibitori dell’anidrasi carbonica, come l’acetazolamide, riducono il riassorbimento di bicarbonato nel tubulo prossimale, influenzando anche l’equilibrio acido-base
  • i risparmiatori di potassio, tra cui spironolattone e amiloride, limitano la perdita di potassio agendo sul dotto collettore
  • i diuretici osmotici, come il mannitolo, aumentano l’osmolarità del filtrato impedendo il riassorbimento dell’acqua

Queste diverse modalità d’azione consentono al clinico di scegliere la molecola più adatta alla condizione del paziente, modulando l’effetto terapeutico.

Diuretici: impiego clinico in Terapia Intensiva

In Terapia Intensiva i diuretici vengono utilizzati per ridurre la congestione polmonare, trattare l’edema generalizzato e gestire il sovraccarico idrico legato all’insufficienza renale acuta.

La furosemide è la molecola di riferimento: somministrata sia in bolo che in infusione continua, permette un controllo efficace della diuresi.

Alcuni studi hanno dimostrato che l’infusione continua può garantire una diuresi più costante, riducendo le oscillazioni di volume e permettendo un bilancio idrico più prevedibile.

L’uso combinato di più classi di diuretici, come furosemide con tiazidici o acetazolamide, rappresenta una strategia utile nei casi di resistenza farmacologica.

Il mannitolo trova invece indicazioni più selettive, come nella prevenzione del danno renale da rabdomiolisi o nel contesto del trapianto renale, dove sembra esercitare un effetto protettivo.

Resistenza ai diuretici

Uno degli aspetti più sfidanti è rappresentato dalla cosiddetta “resistenza ai diuretici”, definita come il fallimento nell’ottenere un incremento di diuresi nonostante la somministrazione di dosi elevate.

Le cause sono molteplici: ridotta disponibilità del farmaco al sito d’azione (ad esempio per ipoalbuminemia), adattamenti del nefrone che aumentano il riassorbimento di sodio dopo trattamenti prolungati, oppure alterazioni elettrolitiche come ipocloremia e iponatriemia.

La gestione di questa condizione richiede strategie mirate: dall’aumento progressivo del dosaggio di furosemide, fino a un massimo di 4 mg/kg/die, all’associazione con altre classi di diuretici per potenziare la risposta.

In alcuni casi, la somministrazione combinata con soluzione salina ipertonica è stata proposta come opzione per migliorare l’efficacia.

Effetti sull’equilibrio acido-base

L’impiego dei diuretici non modifica solo il bilancio idrico, ma ha anche un impatto rilevante sull’equilibrio acido-base, spesso già compromesso nei pazienti critici.

I diuretici dell’ansa e i tiazidici tendono a indurre alcalosi metabolica ipocloremica, mentre gli inibitori dell’anidrasi carbonica e i risparmiatori di potassio possono favorire quadri di acidosi metabolica ipercloremica.

Queste alterazioni, se non correttamente monitorate, possono influire sulla stabilità clinica e complicare la gestione respiratoria e metabolica del paziente.

Per questo motivo, il clinico deve considerare sempre il contesto globale e gli effetti sistemici delle terapie diuretiche.

Diuretici in Terapia Intensiva: tra pratica clinica e prospettive future

I diuretici rappresentano una delle classi di farmaci più utilizzate nei pazienti ricoverati in terapia intensiva.

Nonostante il loro impiego diffuso, le evidenze disponibili non sono ancora sufficienti per definire con chiarezza i dosaggi ottimali e l’impatto sugli outcome clinici.

È tuttavia evidente che la comprensione dei meccanismi fisiopatologici e degli effetti sull’equilibrio acido-base rappresenti un passaggio cruciale per un uso consapevole e sicuro.

La ricerca futura dovrà colmare le lacune attuali e guidare strategie terapeutiche più mirate, con l’obiettivo di ottimizzare la cura del paziente critico.


I contenuti di questo articolo sono basati sulla lezione “I diuretici nei pazienti critici” a cura del Prof. Davide Chiumello (SC di Anestesia e Rianimazione, ASST Santi Paolo e Carlo, Milano) e del Dott. Alessandro Monte (Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano).

Il materiale originale fa parte del Percorso Formativo ECM pubblicato da Medical Evidence. I contenuti sono utilizzati con finalità divulgative e restano di proprietà dei rispettivi autori.


Vuoi approfondire queste tematiche per utilizzare in modo consapevole i diuretici nei pazienti critici, ottimizzando il bilancio idrico e riducendo i rischi clinici?


Acquista la lezione completa