Ripensare le pratiche cliniche in chiave ecologica
Il tema della sostenibilità ambientale è ormai entrato a pieno titolo tra le priorità della sanità contemporanea.
L’anestesia e la terapia intensiva, per la natura stessa delle procedure e dei materiali utilizzati, hanno un impatto ambientale significativo che non può più essere ignorato.
Farmaci, dispositivi monouso, consumi energetici e produzione di rifiuti contribuiscono in maniera rilevante all’impronta ecologica delle strutture sanitarie.
Oggi diventa quindi urgente ripensare le pratiche cliniche anche in chiave ambientale, coniugando sicurezza del paziente e tutela del pianeta.
Anestetici inalatori e sostenibilità ambientale
Tra gli elementi che incidono maggiormente sull’impatto ambientale dell’anestesia vi sono i gas anestetici volatili. Isoflurano, sevoflurano e desflurano, ampiamente utilizzati nella pratica clinica, presentano profili molto diversi in termini di effetto serra.
In particolare, il desflurano ha un potenziale di riscaldamento globale (GWP) fino a 2.540 volte quello della CO₂, con un tempo di permanenza in atmosfera che lo rende particolarmente critico.
Ridurne l’uso o sostituirlo con farmaci meno impattanti non è solo una scelta clinica, ma anche una decisione etica.
Valutare alternative terapeutiche, adottare tecniche anestesiologiche che riducano il ricorso ai volatili e prediligere agenti a minor impatto climatico rappresentano passi concreti per coniugare efficacia e responsabilità ambientale.
Buone pratiche per una sala operatoria sostenibile
La sostenibilità non si limita alla scelta dei farmaci, ma riguarda l’intera organizzazione della sala operatoria. La riduzione dei flussi di gas freschi, mantenendoli entro i limiti di sicurezza, consente di abbattere i consumi e limitare le emissioni.
L’introduzione di sistemi di cattura e smaltimento dei gas anestetici riduce la loro dispersione in atmosfera, mentre il riutilizzo sicuro di dispositivi e l’impiego di materiali riciclabili possono ridurre in modo significativo la produzione di rifiuti.
Anche la gestione dei processi di sterilizzazione, l’uso intelligente delle risorse energetiche e la riduzione della plastica monouso fanno parte di un approccio globale che richiede un cambiamento culturale condiviso.
È un impegno che coinvolge l’intero team sanitario e che si traduce in una maggiore consapevolezza dell’impatto delle proprie azioni quotidiane.
Dalla clinica alla salute globale: l’approccio One Health
Adottare pratiche più sostenibili in anestesia significa anche collocare l’attività clinica all’interno di una prospettiva più ampia, quella dell’approccio One Health.
Ogni decisione presa in sala operatoria ha infatti ripercussioni che vanno oltre il singolo paziente e si riflettono sulla salute collettiva e sull’ambiente.
Ridurre le emissioni, minimizzare i rifiuti e scegliere farmaci meno inquinanti significa contribuire alla tutela dell’ecosistema, con benefici a lungo termine per la salute umana e animale.
In quest’ottica, la sostenibilità non è solo un obiettivo gestionale, ma diventa parte integrante della missione stessa della medicina: garantire salute e benessere alle generazioni presenti e future.
Il ruolo della formazione e della ricerca
Perché la sostenibilità diventi parte integrante della pratica clinica, è necessario investire nella formazione dei professionisti.
Sensibilizzare anestesisti e rianimatori, fornire strumenti per valutare l’impatto ambientale delle diverse scelte terapeutiche e promuovere la ricerca di soluzioni innovative sono elementi fondamentali di questa trasformazione.
La conoscenza del profilo ambientale dei farmaci, l’uso di tecnologie che riducono i consumi e la diffusione di protocolli condivisi sono passi indispensabili per rendere la sostenibilità una competenza clinica a tutti gli effetti.
Allo stesso modo, la ricerca è chiamata a sviluppare farmaci e dispositivi sempre più sicuri ed ecocompatibili, in grado di garantire efficacia clinica senza compromettere l’equilibrio ambientale.
Il percorso verso un’anestesia sostenibile è anche un percorso culturale. Significa imparare a considerare ogni scelta clinica non solo in termini di efficacia immediata, ma anche di impatto a lungo termine.
Significa introdurre nella routine professionale una consapevolezza nuova, che tenga insieme il dovere di curare e quello di preservare il pianeta.
Sostenibilità ambientale: da sfida a necessità clinica
L’anestesia sostenibile non è più una possibilità futura, ma una necessità presente.
Attraverso l’adozione di buone pratiche, la scelta consapevole dei farmaci e la diffusione di una cultura condivisa, è possibile ridurre in modo significativo l’impatto ambientale senza sacrificare la qualità delle cure.
Si tratta di una responsabilità collettiva, che chiama in causa medici, infermieri, istituzioni e aziende sanitarie. Ma è anche un’opportunità: quella di fare della sanità un modello virtuoso di innovazione e responsabilità ambientale.
I contenuti di questo articolo sono basati sulla lezione “Anestesia e sostenibilità ambientale: quale ruolo per i professionisti?”, a cura del Prof. Edoardo De Robertis e della Dott.ssa Giulia Masuzzo (Sezione di Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore – Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Perugia). Il materiale originale fa parte del Percorso Formativo ECM ATI14 pubblicato da Medical Evidence. I contenuti sono utilizzati con finalità divulgative e restano di proprietà dei rispettivi autori.
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